ASINO    

Potevi scegliere. Orecchie da asino, banco dell’asino, angolo dell’asino. Potevi scegliere se indossare le orecchie e portarle in giro per le classi, risolvendo la cosa in meno di un quarto d’ora, oppure decidere per il banco, dove avresti soggiornato per una settimana, o ancora potevi optare per l’angolo, dove si trattava di trascorrere i quindici minuti dell’intervallo per altrettanti quindici giorni.
Il maestro ti diceva “ scegli “. Tu rispondevi  “ l’angolo “. Ogni volta era l’angolo. Da là non ti sei mai mosso durante gli intervalli in cui nessuno ti poteva avvicinare. Gli intervalli in isolamento si accumulavano uno sull’altro, perché si accumulavano uno sull’altro anche gli errori di ortografia e quelli nei calcoli e le scene mute in storia e geografia.
Gli errori coloravano di rosso la faccia del maestro. “ A- SI- NO !“  le sue labbra sottili scandivano quella parola quasi con un nascosto godimento. Godeva nel constatare la veridicità delle proprie convinzioni. Chi nasce asino, muore asino e su questo fondamento costruiva tutto il suo impianto pedagogico.
Tu ci osservavi, dal tuo angolo, sbocconcellando due fette di pane tenute insieme da un velo di marmellata. Ci osservavi mentre, riuniti in gruppetti, parlavamo e ridevamo, ma non troppo, e ci scambiavamo soldatini di piombo sperando che il maestro non se ne accorgesse.
Tu non gliel’ hai mai detto che ci scambiavamo i soldatini. Una volta Tommaso per cinque soldatini e due cavalli, ha scambiato addirittura un cannone. Tu non l’hai mai detto, eppure vedevi tutto.
Poi è arrivato il carnevale e ci siamo mascherati. Vestiti vecchi e una mascherina di cartone, perché nel pomeriggio c’era la festa alla parrocchia. Il parroco aveva invitato anche il signor maestro.
Tu, nel cartone, non hai ritagliato nessuna mascherina ma due orecchie da asino. Le hai fissate su un cerchietto pure di cartone e te le sei messe in testa, come una corona. Avevi anche la coda nera, intrecciata con della lana vecchia. Sei venuto al carnevale vestito da asino.
Il maestro aveva portato le caramelle. Ci faceva avvicinare uno ad uno, fingeva di non riconoscerci e ci regalava tre caramelle. Quando è stato il tuo turno, lui ha fatto una smorfia…” perché sei mascherato così, senza nascondere la faccia? “ ti ha chiesto.
“ Ma io non sono mascherato, signor maestro “ hai risposto.
E senza che lui potesse farci nulla, tutti abbiamo visto la faccia del maestro, compresa la smorfia, colorarsi di un acceso rosso prugna.