CARA GRAZIELLA
Cara Graziella,
lo so che ti chiederai, "e adesso cosa vuole questa qui, che mi tira di nuovo in ballo?" 
Hai ragione: ogni volta che ti ho cercata è sempre stato per qualcosa di imprescindibile e terribilmente importante, qualcosa per cui non potevo fare a meno di te, ma un attimo dopo quando non mi servivi più, ti rimettevo da parte con una certa noncuranza. Ora me ne vergogno... lo ammetto. D'altronde non tutti i giorni c'era bisogno della tua ufficialità. Per tutto il resto io da subito non ti ho mai voluta. Tu eri l'altra me, quella che teneva le distanze. A mia volta io ti ho tenuta fuori dal mondo magico della mia fanciullezza e il manipolo di bambini con cui condividevo giochi, scoperte e avventure, non ti ha mai conosciuta.  Nemmeno ti ho voluta a scuola, nella complicità di piccole e grandi amicizie o nei primi incerti innamoramenti. Non ti ho voluta con me nel fervore della gioventù, né da adulta, nell'intreccio degli incontri di tutta una vita. Graziella. Lo sai anche tu che in realtà ti dovevi chiamare Elisabetta! E' davvero una storia singolare: sembra che tuo padre trovandosi davanti all'impiegato dell'anagrafe per registrare la tua nascita dopo una notte di affanni, non ricordasse più il nome che tua madre aveva scelto per te; tuttavia era quasi sicuro che fra i tanti nomi ipotizzati nel caso fosse nata una bambina, ci fosse Graziella.
E Graziella fu. E invece no: sembra che tua madre nel sentire questo nome sia andata su tutte le furie e non abbia rivolto la parola al marito per una settimana almeno, perché non c'era nessuna Graziella nell'elenco dei nomi, poco ma sicuro. E poi lei aveva sognato per mesi una Elisabetta e quel Graziella lì le stava proprio sulle scatole. Elisabetta, come S. Elisabetta madre del Battista, o S. Elisabetta del Portogallo, o S. Elisabetta d'Ungheria o come la miriade di S. Elisabette che non stiamo qui a elencare. Tua madre, assai religiosa, voleva un onomastico da festeggiare. Al contrario non c'era e non c'è (a meno che non provvedi tu) una S.Graziella, nemmeno a cercarla con la lente di ingrandimento, tant'è che per festeggiare l'onomastico bisogna prendere in prestito quello di S. Grazia che ahimè! per quanto Santa, non lo concede affatto volentieri. E poi a quale S. Grazia ci si può rivolgere di preciso, considerato che se ne contano tre di diversa provenienza benché riluttanti in eguale misura?  La prova inequivocabile di tale riluttanza tua madre la evinceva perlustrando i calendari dai quali S. Grazia appariva e scompariva in modo del tutto incomprensibile. Capitava a volte che tua madre venisse colta dalla smania di effettuare i dovuti accertamenti per constatare se per caso, rispetto alle verifiche precedenti, fosse cambiato qualche cosa; allora disponeva sul tavolo i calendari dei Santi (S. Antonio, S. Rita, Padre Santo e S. Gaspare) che anno dopo anno alloggiavano nel cassetto della credenza, senza soluzione di continuità. Li apriva tra marzo e luglio, perché almeno una S. Grazia lì si doveva trovare per forza, e li confrontava. Non ricordo una sola volta che le sue ricerche abbiano avuto buon esito. Se la santa appariva su un calendario, non appariva nell'altro; spesso non appariva proprio. Allora tua madre esclamava:
"Ecco, vedi? Non c'è più niente di sicuro, neanche nella religione." Riponeva i calendari nel cassetto con grande disappunto e concludeva: Quando si dà il nome a un neonato si deve pensare che quel nome è per sempre e ci si deve assicurare che esista il Santo corrispondente. Ma già gli uomini! 
Comunque sia, cara Graziella, tua madre ha rispettosamente deposto il tuo nome in una teca, proprio come quella dei santi che si fanno uscire solo in casi eccezionali e ti ha sostituito con me: Lella.
Dal canto suo tuo padre, per non irritare ulteriormente la moglie e spinto dall'amore smisurato che aveva per te, aveva coniato due nomignoli tenerissimi, Tilly e Ciuri, e considerato che era un uomo ruvido e di poche parole, quando li pronunciava era come se abbracciasse sia te che me. E c'è chi ancora mi chiama Lellina, perché è pur vero che la tenerezza a volte resiste al consumarsi degli anni. Io stessa mi sono divertita a minimizzare i nostri nomi, così tu sei diventata Gra e io Le. Tu però non hai apprezzato molto: dicevi "non sono mica una rana!"  e ritornavi nella tua teca da dove osservavi attentamente, ma con un certo distacco, lo scorrere della mia vita. So cosa pensavi: chi non mi vuole non mi merita e allora ti mostravi riluttante pure tu a scendere in campo quando eri chiamata in causa, soprattutto nei momenti critici. Accadeva che quando nubi minacciose si addensavano sul mio capo per qualcosa che avevo combinato e che richiedeva seri provvedimenti, mia madre avesse l'abitudine di tirarti fuori dalla teca senza tanti complimenti gridando: "Graziella!" Il tuo nome come rombo di tuono, non era mai privo di sgradevoli conseguenze e per lo più altrettanto sgradevoli erano le conseguenze quando quel Graziella veniva accompagnato dal cognome, e pronunciato a scuola dagli insegnanti: quasi sempre si trattava di infide interrogazioni. Comprensibile che fra me e te non sia mai nata una grande intesa!
Ebbene, cara Graziella, tutto era ieri. Ora non è più così e sono certa che qualche cambiamento lo avrai notato anche tu. Negli ultimi tempi ti sarà accaduto di trovarti abbastanza di frequente accanto a me, fuori dalla teca dove sei rimasta per anni come una santa senza santità e quindi senza onomastico. Ora non sei più soltanto un nome malinconico in calce a documenti diversi, dalla dichiarazione dei redditi ai registri di classe; adesso tu, quale testimone forse non ancora del tutto consapevole, sottoscrivi  il mio continuo, illusorio scribacchiare per raccontare le storie dei personaggi che ci vengono incontro e ci confidano le loro esistenze, senza alcuna distinzione tra te e me. E guarda un po' cosa è successo… quasi a nostra insaputa noi due siamo diventate una persona sola.   
Abbracciandomi ti abbraccio, Lella.