La lettera è arrivata un giorno mentre mangiavamo la minestra. La mamma è andata ad aprire la porta ed è tornata indietro con quella busta. Si è seduta davanti alla minestra ma non mangiava. Teneva la busta tra le mani e la guardava senza aprirla: mia madre non sa leggere. Per un po è rimasta così, immobile, poi ha posato la lettera sulla credenza.
Ha indicato il suo piatto di minestra e ha detto: chi ne vuole? Non ho fame oggi.
Io e i miei fratelli abbiamo detto tutti insieme, io! Così la mamma ha travasato la sua minestra nei nostri piatti, ma sembrava che facesse una gran fatica, e non riuscisse a muoversi, come se lavesse colpita un fulmine.
Poi ci ha guardato con occhi pieni di lacrime, ha di nuovo preso la busta e ha detto: vado da Don Michele.
E sì, mezzo paese va dal Parroco a farsi leggere le lettere! Non cè voluto molto. Quando la mamma è tornata si è seduta davanti al tavolo, ha nascosto la faccia nelle braccia appoggiate là sopra, e ha pianto.
Io e i miei fratelli stavamo attorno a lei muti. Allora lei ha alzato lo sguardo e ha allargato le braccia.
Venite qui ha detto con un filo di voce, e ci ha stretti forte, forte.
Poi ci ha spiegato cosa cera scritto nella lettera: vostro padre  è caduto in guerra.
La parola caduto mi faceva leco in testa, e ho capito che caduto in quella lettera vuol dire morto, solo che fa meno impressione. Una bomba&scoppiata proprio nella trincea, ecco cosera stato.
Io non potevo pensare a mio padre ucciso da una bomba. Lo ricordavo sorridente nella divisa da fante, e non capivo: perché sorrideva se sapeva delle bombe? E prima di partire mi aveva fatto una promessa:
appena torno costruiremo insieme un carrettino come quello di Agostino, così anche tu potrai volare giù per le discese del paese! Quello ricordavo di mio padre.
Già: un carrettino era la cosa che volevo di più.
In un attimo si è sparsa la notizia che era arrivata quella lettera proprio a noi, e tutta la gente del paese è venuta a consolarci, e dicevano a mia madre: se ti serve qualcosa, qualunque cosa, conta su di noi.
Da me, che ho già sei anni e sono il fratello maggiore, è venuto Agostino che di anni ne ha dieci.
Io cercavo di ingoiare quella strana cosa che mi si era piantata in gola e aveva un sapore amaro. Cercavo anche di tenere gli occhi asciutti perché la mamma mi ha detto: ora che non cè più papà, sei tu luomo di casa, perciò non devi piangere.
Agostino dunque mi è venuto vicino e ha ripetuto, come facevano i grandi: conta su di me, se ti serve qualcosa.
E io, che avevo in testa le parole di mio padre, ma non potevo piangere, ho risposto:
Grazie... vorrei tanto un carretto come il tuo. Mi aiuti a costruirlo?

Il carrettino