In quel gelido giorno di dicembre, nella fattoria di Giosafat, tutti gli animali erano in gran fermento. Da quando si era sparsa la voce che il padrone voleva sostituire il vecchio Ben con un bue più giovane e forte, non si ragionava d’altro. Finalmente, tra poche ore, il nuovo arrivato avrebbe fatto la sua comparsa.
Le oche, che avevano organizzato il comitato di accoglienza, lucidavano le loro piume una a una.
Le galline esercitavano la voce per un coro di benvenuto all’altezza dell’occasione, e il gallo con le sue penne variopinte, si pavoneggiava tronfio, intonando ogni tanto uno squillante “chicchirichìì”.
Al pascolo, il cane Tobia correva come impazzito di qua e di là, cercando di radunare il gregge che voleva a tutti i costi tornare all’ovile prima del tempo. Pecore e caprette confabulavano tra loro senza sosta.
“ Non possiamo certo arrivare tardi alla festa! “ Si dicevano l’una con l’altra.
“ Sarà un tipo simpatico oppure scontroso?” E cercavano di immaginare l’incontro con quel bue che ancora non conoscevano.
“ Dove verrà sistemato? Nella stalla con Ben e Uri, oppure avrà una stalla tutta per sé? “
L’asino Uri stava insieme a Ben da un sacco di tempo, gli voleva un gran bene e in quei giorni era molto preoccupato per il suo inseparabile amico. Non condivideva proprio, tutto quell’entusiasmo per l’arrivo di un altro bue! La certezza di essere messo a riposo aveva reso Ben terribilmente triste. Spesso ripeteva: “ che ci sto a fare a questo mondo, se non servo più a niente? “
Inutile ogni tentativo di consolazione.
“ Tutti ti amano e ti rispettano per la tua saggezza e la tua bontà – gli rammentava Uri – e poi la nostra amicizia vale più di ogni altra cosa!” concludeva.
Ben scuoteva il capo, piegava le ginocchia e si accovacciava sulla paglia, ruminando svogliatamente. Neanche rispondeva alle parole di Uri. Una cosa però l’aveva detta chiara e tonda: lui ai festeggiamenti non avrebbe partecipato, per nulla al mondo.
Al di sopra di tutto e tutti, completamente indifferente a quanto gli accadeva intorno, il gatto Gioele dormiva acciambellato sull’uscio di casa del suo padrone. Ogni tanto apriva un occhio, disturbato dalla confusione che regnava nel cortile.
“ Non capisco cosa ci sia  di così straordinario nell’arrivo di un altro bue, – bofonchiava – è certo che non cambierà di una briciola la mia esistenza”, e riprendeva a dormire.
Intanto le ore passavano ed era quasi sera. Giosafat e il giovane bue che tutti attendevano, tardavano ad arrivare. La fattoria si trovava appena fuori Betlemme, un villaggio sulla strada per Gerusalemme. In quelle terre, sotto il dominio dell’Impero Romano, l’Imperatore Cesare Augusto aveva ordinato il censimento della popolazione e le strade erano percorse da una moltitudine di persone che  si spostavano da un luogo all’altro per farsi registrare. Forse qualche intoppo aveva rallentato il rientro di Giosafat alla fattoria.
Subito prima dell’imbrunire, il gallo che si era appostato sul tetto con il ruolo di sentinella, finalmente scorse Giosafat. Con una mano teneva un grossa corda alla quale era legato un bue bianco, alto e possente, che lo seguiva docile. Avanzavano lentamente su per la salita che conduceva all’ingresso della proprietà. Allora il gallo tirò fuori quanta voce aveva in corpo, per il più sonoro “ chicchirichì” del suo repertorio. Era il segnale: tenersi pronti.
Tutto andò nel migliore dei modi. Le oche si fecero incontro al nuovo venuto complimentandosi per il suo candore che quasi offuscava il bianco delle loro piume. Le galline cantarono con grande maestria i “coccodè” in tutte le tonalità possibili, mentre le pecore e le caprette, sotto la direzione del cane Tobia, improvvisarono un ballo di gruppo di grande effetto.
Il giovane bue, commosso per una così bella accoglienza, volle tenere un discorso sull’amicizia e anche Uri dovette ammettere che quel tipo doveva essere proprio in gamba.
Perfino il gatto Gioele, che ogni tanto apriva un occhio, giusto per soddisfare la propria curiosità, alla fine dichiarò che era stata davvero una gran festa.
Una parentesi in cui tutti, ma proprio tutti, si erano dimenticati di Ben.
A conclusione di un evento così speciale, Giosafat cercò di riportare un po’ di ordine in tutta quella sarabanda e per prima cosa, seguito da Uri, condusse il bue bianco nella stalla grande.
“ Peccato – pensava l’asino – che Ben non abbia voluto partecipare alla festa, sarebbe stato contento anche lui! Ora però gli racconterò ogni cosa, e dovrà ascoltarmi.”
Fu in quel mentre che sentì Giosafat esclamare: “ Ben non c’è più! Non è più nella stalla! “
Inevitabilmente la notizia fece il giro della fattoria in un baleno. Tutti gli animali tornarono a riunirsi nel cortile, ma questa volta era per affrontare un’emergenza. Ognuno voleva affermare la propria idea e dire dove fosse meglio andare a cercare il vecchio Ben. C’era un gran trambusto e il risultato fu che ogni animale andò a cercarlo per conto proprio. Le pecore no. Si sa che le pecore si muovono solo in gruppo, altrimenti si perdono.
“ Ma perché se ne è andato? “ si chiedeva Tobia. Si rivedeva cucciolo. Abbaiando furiosamente, sferrava in continuazione buffi attacchi alle gambe di Ben che, con infinita pazienza, attendeva che il cagnolino si stancasse di sperimentare su di lui la propria foga di cane pastore.
“ Come faremo senza di lui e senza i suoi consigli? “ si chiedevano le pecore e le caprette che più di una volta erano ricorse a Ben, per risolvere malaugurate liti tra loro.
“ Speriamo che non gli sia successo niente di brutto!” starnazzavano le oche, colte da una gran preoccupazione.
“E se qualcuno lo cattura per poi farlo finire in pentola? Con tutta la gente che gira da queste parti!”
Le galline erano terrorizzate al solo pensiero, mentre il gallo le rimproverava: “ Zitte! Zitte! Non ditelo nemmeno! “
Il gatto Gioele, che si era svegliato di soprassalto, in un primo momento aveva cercato di organizzare le ricerche, ma si era reso subito conto che era praticamente impossibile e aveva rinunciato. Si era unito così a Uri che aveva imboccato la strada per Betlemme chiamando a gran voce, disperatamente “ Ben! Ben! Dove sei?”
Un gatto e un asino, che arrivati al villaggio, infilavano il naso dappertutto per fiutare una traccia, un indizio che li portasse a Ben. Purtroppo la malasorte sembrava essersi abbattuta sul loro amico perché di lui neanche l’ombra.
Ormai la notte aveva avvolto ogni cosa con il suo manto scuro. Uomini e animali riposavano, dopo le fatiche di una lunga giornata. Al contrario, alla fattoria di Giosafat nessuno riusciva a chiudere occhio. Gli animali, uno ad uno erano ritornati indietro, dopo aver fallito tutti i tentativi di ritrovare il vecchio bue e ora non sapevano più che fare, ma di andare a dormire non se ne parlava proprio.
Stavano rientrando anche Uri e Gioele, quando l’asino all’improvviso si fermò di botto e guardò il gatto con un lampo di speranza negli occhi.
“ So dov’è! – esclamò – So dov’è! “ e cominciò a correre e Gioele dietro, che aveva il cuore in gola ma non lo mollava. Erano in piena campagna e Uri continuava a correre. Infine si fermò davanti all’ingresso di una di quelle grotte che i pastori usavano come stalle.
Gioele con il fiato corto chiese: “ Ma perché dovrebbe essere qui? “
“ Perché è qui che io ho incontrato Ben per la prima volta. Tirava il carro condotto da Giosafat, che era venuto a prendermi per portarmi alla fattoria. Io allora ero un asinello di neanche un anno e avevo una paura terribile ad andare con un nuovo padrone: a sentirlo, mi aveva pagato troppo caro e diceva: ‘speriamo che le valga tutte, queste monete!‘
Ben mi ha subito rassicurato che ero in buone mani. La nostra amicizia è nata in quel momento.”
Gioele non aspettò un secondo di più. Seguito da Uri, entrò guardingo nel buio della grotta. Lo vide subito, il povero, vecchio bue perché si sa, i gatti al buio ci vedono benissimo.
“ Eccolo! “ gridò. Uri invece non vedeva un bel niente, ma quando i suoi occhi si furono abituati all’oscurità vide Ben, accovacciato sulla paglia che  sembrava addormentato. Uri lo chiamò:
“ Ben, sono io! Finalmente ti abbiamo ritrovato. Tutti ti stanno cercando! “
A quel punto il gatto pensò di tornare subito alla fattoria per dare la bella notizia.
Uri disse: “ Sì, vai. Saranno tutti sollevati di sapere che Ben è sano e salvo.”
Gioele però non fece un passo, anzi inarcò la schiena, abbassò le orecchie e soffiò.
All’ingresso della grotta erano apparsi un uomo e una donna. Erano stanchissimi e lei sembrava colpita da forti dolori. L’uomo aveva una lanterna. Vide l’asino, il bue e vide anche il gatto che nel frattempo aveva dismesso quell’aria da guerriero.
“ Meno male che abbiamo trovato questo riparo! – diceva l’uomo – Chi poteva immaginare che in tutta Betlemme non ci fosse un posto dove passare la notte? In quante locande, in quante case ci hanno sbattuto la porta in faccia?”
Poi guardando gli animali aveva esclamato:” Sia lodato il Signore! Questi animali con il loro fiato ci riscalderanno un po’.” Intanto aveva fatto stendere la donna sulla paglia, proprio vicino a Ben.
Il bue con sua grande meraviglia si sentì invadere da un nuovo vigore, e capì che avrebbe fatto qualsiasi cosa per quella giovane donna, che proprio lì, sulla paglia, davanti a un bue, a un asino e…a un gatto nascosto chissà dove, stava partorendo il suo bambino.
Quella fu una notte magica. Nessuno dormì. Appena Gioele si fu un tantino ripreso dallo stupore, corse alla fattoria, ma non smetteva di pensare a quel bambino nato in una grotta e deposto nella mangiatoia.
Arrivò così trafelato che la voce gli si strozzava in gola, ma era felice e disse a tutti che Ben era stato ritrovato e che Uri era rimasto con lui. Ma c’era di più. C’erano anche un papà e una mamma e un bambino appena nato dal quale scaturiva una luce che lui non aveva mai visto, e c’era anche una stella che brillava più delle altre e si sentivano i cieli che cantavano.
Tutti lo presero per matto, ma Gioele insisteva: “ Venite a vedere! Venite a vedere! “
E così andarono. E mentre andavano videro i pastori scendere dai monti in direzione della grotta e  tutti, ma proprio tutti, udirono un canto che diceva “ Osanna al Figlio di Davide…”
LA FUGA DI BEN      (Favola di Natale)                                Dicembre 2016