IL PUNTO DI VISTA DEL LUPO               Marzo 2016
IL PUNTO DI VISTA DEL LUPO 1

Dimenticare Cappuccetto Rosso? Come potrei? E’ stato il mio cavallo di battaglia, un grande successo, la mia migliore interpretazione, a detta dei critici.
Prima e dopo ci sono state altre storie: “ La volpe e il lupo”  “ Il lupo e l’agnello”  “Il lupo e le sette caprette” e i “Tre porcellini e il lupo”, per citarne alcune, ma Cappuccetto Rosso ha fatto il botto e ancora oggi, dopo tanti anni dalla sua prima uscita, questa fiaba viene riproposta, magari in teatro o per pubblicizzare che so…un profumo.
Ecco, in quello spot  ho avuto giustizia, che la pubblicità d’autore, accipicchia, ti può offrire trenta secondi di autentica sublimazione. CHANEL n°5…ci voleva Luc Besson per restituirmi un minimo di onorabilità.
Il perché i narratori di favole e fiabe ce l’abbiano tanto con me non l’ho mai capito: pare ci siano solo due alternative che mi  riguardino, farmi apparire stupido oppure cattivo e quest’ultima è senz’altro la più gettonata.
Nella fiaba di Cappuccetto Rosso sono cattivissimo, addirittura perfido e metto in atto un piano diabolico in puro genere “horror”, che in confronto Dario Argento non è nessuno.
Ho interpretato quel ruolo così tante volte che alla fine non so neanche più chi sono e anche nella vita reale spesso dimentico le regole base del comportamento di un lupo, che difficilmente attacca se non è in branco: giorni fa sono stato rincorso da un montone, è stato oltremodo avvilente.
Ma ritorniamo a Cappuccetto Rosso. In realtà la situazione avrebbe potuto essere del tutto ribaltata: ricordate “ Due calzini “  in  “ Balla coi lupi “? Ecco io avrei voluto quel ruolo, il ruolo del lupo buono. L’incontro con Cappuccetto Rosso poteva far nascere un forte legame tra noi e io l’avrei protetta da tutti i pericoli del bosco ed in particolare dal cacciatore… che spesso mi sono chiesto chi siano i veri lupi.


IL PUNTO DI VISTA DEL LUPO 2

Sono un lupo, avete presente? Appartenente alla famiglia dei CANIDI, unghie robuste, denti acuminati, indole non proprio pacifica, piuttosto vorace.
La bambinetta veniva verso di me canterellando e portava una mantellina rossa, tanto per non farsi notare. Portava anche un cestino che spuntava da sotto una stoffa a quadri, chiaro indizio che conteneva qualcosa da mangiare.
Ribadisco: sono un lupo. Il primo istinto è stato quello di ingollarmi la bambina all’istante, ma poi mi sono detto…” vediamo un po’ dove va…” così mi sono sfregato ben bene i denti con qualche foglia di sambuco (bello schifo!), li ho inchiodati in un disarmante sorriso e mi sono parato davanti alla piccola.
Anche lei mi ha sorriso: cavolo, non me l’aspettavo. Ho vergogna a dirlo, ma per un attimo mi sono smarrito, disconnesso dal mio DNA. Solo per un attimo però. La storia la sapete.
Tuttavia vien da chiedersi se ci sia un minimo di buon senso a far transitare una bambina nel bosco da sola e se  sia sufficiente raccomandarle di non abbandonare il sentiero. Io sono un lupo, cosa dovevo fare?
Potrei azzardare l’ipotesi che la sfortuna di Cappuccetto Rosso non sia stato soltanto l’incontro con me, bensì l’avere a che fare con una figura materna a dir poco….sprovveduta? Del resto in tutti i personaggi della fiaba secondo me c’è qualcosa che non quadra: una madre irresponsabile, una nonna che è ammalata ma non disdegna una bella bottiglia di vino, un cacciatore che non spara ma sventra i lupi come cuscini di piume. Storiella allegra eh?
Comunque, voglio darvi elementi per uno scoop; non è vero che il cacciatore mi ha tagliato la pancia e l’ha riempita di pietre, altrimenti non sarei qui. In realtà ha riportato alla luce nonna e bambina con la manovra di HEIMLICH.