WUNDERBAR  Marzo 2019
Il treno lasciò la stazione di Innsbruk e ansimando e sbuffando riacquistò velocità. Beth appoggiò la testa sulla spalla di Inge, e Inge la strinse a sé. Staccarsi da Beth sarebbe stata una prova durissima, ma non era quello il momento di pensarci. Ora doveva fare appello a tutta la sua forza. Doveva cercare di far apparire quel viaggio meno definitivo e offrire a Beth la speranza che suo padre avrebbe potuto avere un ripensamento. Doveva tenere chiusa dentro di sé la disperata certezza che per la sua protetta, al contrario, non ci sarebbe stato un viaggio di ritorno, almeno finché tutto non si fosse compiuto.
Forza piccola, non sarà così terribile, vedrai! E poi io verrò a trovarti spesso, te lo prometto.
Beth trattenne le lacrime:
No, non potrai venire, è un viaggio troppo lungo! esclamò.
Non importa. Io verrò. E vedrai che riuscirò a far cambiare idea a tuo padre prima che&
E Christine?
Christine su di me non ha alcun potere, e lo sa benissimo che se me ne andassi per causa sua, tuo padre non la perdonerebbe mai. Sono in quella casa da sempre, ne conosco ogni millimetro, so come farla funzionare. E come un complicato meccanismo da oliare continuamente. In questi giorni, la mia assenza sarà un assaggio per la&signora; capirà quanto sia difficile gestire una residenza come quella! Sono sicura che quando partirò per venire da te non farà una piega, non oserà contrariarmi. Io e Christine giochiamo ad armi pari.
Beth rassicurata da quelle parole aveva chiuso gli occhi: forse dormiva o forse si accontentava di far riposare i pensieri. Intanto il treno aveva raggiunto la stazione del Brennero: un confine, una frontiera.
Mentre controllava i loro documenti un agente osservò: Ah! Dalla Germania in Italia. E dove siete dirette se posso permettermi?
In Toscana rispose Beth tutto d un fiato. Irrazionalmente dava spazio a una speranza. Sperava che luomo in divisa, per qualche imperscrutabile motivo dicesse no, in Toscana non è possibile. Non si può andare in Toscana. Mi dispiace, dovete tornare indietro.
Invece disse. Splendido!, poi con un sorriso e un cenno di saluto proseguì il suo giro.
Splendido. Wunderbar. Una parola detta con leggerezza, un commento banale, senza importanza. Una parola così usata, anzi abusata, dal mondo in cui Beth era cresciuta: quel ceto alto borghese, che si circondava esclusivamente di cose splendide, dalle lussuose dimore Liberty, ai gemelli in oro, o addirittura  diamanti, che brillavano ai polsi dei gentiluomini. Anche Beth aveva conosciuto quella parola nel suo pieno significato. Splendido. Wunderbar.
Splendida era stata la sua fanciullezza con i genitori. Suo padre, sempre allegro, sorridente, con la passione per i cavalli le aveva insegnato a stare in sella, e la mamma& la sua dolcezza, le favole della buonanotte, le sue carezze. Le sembrava ancora di vederla quando si preparava per una festa o per andare a teatro.
I lunghi vestiti di raso, i giri di perle attorno al collo, lincarnato di porcellana, i capelli raccolti, morbidi e setosi. La sua mamma era bellissima.
E su tutto e tutti vegliava Inge. La nascita di Beth le aveva trasformato lesistenza: Inge lamava così tanto da doversi trattenere, a volte. Quando i signori uscivano la sera le affidavano la bambina, e lei non vedeva lora di averla tutta per sé.
Lascia che vadano a divertirsi  diceva alla piccola  che noi ci divertiremo di più!
E da severa governante che dirigeva quella casa con il pugno di ferro, si trasformava in una incredibile compagna di giochi: niente di più memorabile delle loro sfide nelle lunghe corse a cavallo! Beth sul suo cavallo a dondolo e Inge a cavalcioni di una sedia.
Poi, qualche anno prima, proprio per una caduta da cavallo, nella loro vita era calato il buio della disperazione. 
Era stata Inge ad assumersi il compito di parlare con Beth:
 Vieni qui, piccola  laveva abbracciata forte e le aveva sussurrato tra le lacrime sai, la mamma è volata in cielo.
Da quellistante la parola splendido aveva perso ogni significato.
Suo padre era sprofondato nella più cupa depressione. Aveva rinunciato ad ogni forma di svago, aveva venduto i cavalli e chiuso le scuderie, rifiutava tutti gli inviti, aveva allontanato anche gli amici più cari. Lavorava molto, seguiva i suoi affari, ritornava a casa sempre tardissimo e Beth, allora poco più che bambina, lo vedeva molto raramente. Era come se in un colpo solo, avesse perso tutti e due i genitori: allora Inge laveva definitivamente accolta sotto le sue ali. Era stato un lungo, difficile percorso, ma poco a poco la piccola Beth aveva ritrovato il sorriso.
Con il passare del tempo, lentamente, anche suo padre appariva più sereno. Aveva riallacciato le relazioni sociali che si era lasciato alle spalle, e Beth era sicura che quando lei avesse compiuto sedici anni lui le avrebbe chiesto di accompagnarlo alle feste, proprio come la mamma: mancava poco, ormai.
Poi, un giorno, arrivò una lettera da Vienna.
Avremo ospiti per qualche giorno -  aveva annunciato suo padre - una zia della mamma si fermerà da noi il tempo per sbrigare alcune faccende. 
Non vedevano quella zia dal giorno del funerale, ma ora sarebbe venuta a Wuzburg per la vendita di alcuni terreni e nella lettera chiedeva esplicitamente di potersi fermare da loro.
Si presentò con troppi bagagli per rimanere pochi giorni, e con Christine, sua figlia. Al vederla tutti nella casa sobbalzarono: Christine era identica in tutto e per tutto alla mamma di Beth dieci anni prima.
E per il padre di Beth, vederla, ritornare indietro nel tempo, illudersi di poter riavere quello che gli era stato tolto e volerla in quella casa, fu un tuttuno. Nessuno però condivideva la sua scelta.
Beth diceva, no, le somiglia, ma non è la mamma! Inge diceva , no, è uguale in tutto e per tutto , ma è diversa nel cuore. Tutta la servitù stava con lanimo sospeso, perché una nuova padrona è sempre unincognita. Alcuni amici erano venuti a conoscenza che la famiglia di Christine si trovava in gravi difficoltà economiche e pareva proprio che lei avesse intrapreso quel viaggio a Wuzburg per accasarsi.
Fu tutto inutile: il padre di Beth non volle sentire ragioni e il matrimonio fu celebrato sei mesi dopo. A Inge fu subito chiaro che la nuova padrona faceva di tutto per allontanare Beth da suo padre, e questa cosa la mandava su tutte le furie. Aveva capito dove voleva arrivare quella donna: essere la sola, incontrastata, signora di quella casa, ma non aveva mai nemmeno immaginato quello che sarebbe accaduto.
Quando si annunciò la nascita di un bimbo, una sera Christine, scivolando nel letto accanto al marito e  usando tutta la seduzione di cui era capace, mise in atto il suo piano:
Sai caro, è da tempo che osservo Beth. Euna fanciulla straordinariamente mite, di grande valore morale e molto elevata spiritualmente. La vedo spesso nella cappella a pregare e mi pare molto interessata alla vita dei santi. Hai cresciuto una perla rara, caro, che non può essere sprecata. Io credo che la sua strada sia coltivare questa vocazione, e lItalia è senza alcun dubbio il posto giusto per lei&Mi sono permessa di scrivere una lettera alla reverenda madre&

Allimprovviso può accadere: le cose si mettono in modo tale che ogni difesa diventa vana, e chi dovrebbe proteggerti e amarti diventa cieco e sordo ai pianti, alle preghiere, al rifiuto del cibo, a un corpo che si fa piccolo dentro ai vestiti. La tua vita viene decisa da altri.
L ordine monacale delle Clarisse come famiglia. Un convento come casa.
Inge sentì una morsa che le stringeva il cuore: accarezzò Beth sui capelli, e silenziosamente si permise di piangere.