Non occorse molto tempo perché il corso degli eventi aves­se il suo inizio. Con i due fratelli nati per ultimi prima di lui, Simone condivideva il giaciglio per la notte sebbene non ab­bastanza grande per tre, nonché momenti di gioco e le favole che certe sere il padre, colto da improvvisi rigurgiti di amore per la prole, amava raccontare ai figli più piccoli... ed era me­glio di niente. Purtroppo né il gioco, né le favole, né le parole in genere riuscivano ad interessare Simone per più di dieci minuti, così accadde che una sera sotto gli occhi dei fratelli e del padre, il bambino gironzolando per la stanza, scovò in un angolo un sacco di farina che la madre aveva ricevuto in pa­gamento per il lavoro; lo esaminò per qualche secondo, come faceva sempre di fronte a ciò che lo incuriosiva, poi senza bat­tere ciglio se lo caricò sulle spalle e iniziò a camminare avanti e indietro per la piccola casa dicendo... “come Tonio... come Tonio...” ed appariva così felice di poter emulare il bracciante che spesso lavorava insieme alla Gemma da Berto, da far qua­si invidia. Allora uno dei fratelli andò di corsa a chiamare la Tilde che stava facendo rientrare le galline nel pollaio... “Vieni subito in casa, Tilde... vieni a vedere cosa sta facendo Simo­ne!” la chiamò a gran voce il ragazzino.
“Ecco – pensò la vecchia donna – ci siamo”. Poi, pur sapen­do perfettamente di cosa si trattava, assecondò il fanciullo, si mosse verso la casupola e mentre andava pensava che i fratelli Guidi non avrebbero tenuta la bocca chiusa neanche se l’aves­sero avuta cucita con il fil di ferro. Quando la madre tornò dal lavoro nei campi trovò tutta la famiglia riunita in allegria in­torno all’ultimo dei suoi figli al quale, come in un gioco senza fine, veniva richiesto di sollevare un’altra volta il sacco di fa­rina o la cesta della legna stracolma o altro ancora. Lei rimase sulla porta ad osservare quelle facce ridenti; avevano la stessa espressione di chi va ai baracconi a vedere la donna-cannone o l’uomo barbuto; per un attimo li odiò tutti, mentre un pu­gnale le attraversava il cuore. La Tilde non c’era, era tornata a casa sua ben prima del solito, perché la stessa fitta al cuore lei voleva smaltirla chiusa tra le sue quattro mura, in silenzio.
Un passo tratto da Storie Semplici

              Racconto - simone-